Una delle sfide più difficili della mia vita è stata quella di accettare ciò che era. O meglio, che ciò che era, poi non era più.
Durante l’adolescenza mi sono tormentata all’infinito sul fatto che, pur essendo un Tutto generico Infinito, non riuscivo a trovare nulla di concreto che fosse eterno e Assoluto. Se la filosofia e le religioni potevano in qualche modo colmare questo “vuoto” con le spiegazioni, quello che mi mancava era la sicurezza esperienziale di qualcosa che rimanesse SEMPRE, che fosse fermo e immutabile. Cercavo un punto fermo nel divenire.
Questa impermanenza di tutto quello che è manifesto mi arrecava non pochi problemi. Cioè, mi correggo. Non era la legge di natura a darmi problemi. Ero io ad auto-crearli, per il semplice motivo di non voler accettare e arrendermi.
Il mio Ego grande come una montagna scalciava e si dimenava. In che modo era possibile che una così infinita ed immensa miracolosa creazione fosse destinata a … svanire? Come se nulla fosse? E come poter accettare che le noste vite, così ineffabili e ricche di emozioni, sensazioni, ricordi e dettagli, fossero anch’esse… destinate a svanire?
Doveva pur esserci qualcosa a cui aggrapparsi, un’isola di pace, un punto fermo nel continuo divenire.
Il Punto Fermo
Col tempo, la vita continuò, come non potrebbe non fare. Mano a mano, ho ricevuto più e più modi con cui potevo contattare una fonte suprema di Amore, di Pace, di Energia Divina. Non la si poteva spiegare, ma era sempre lì, pronta, a disposizione, ed era dentro di noi, fuori di noi, e ovunque.
Ancora studentessa universitaria, attraverso la pratica dell’Healing imparai a contattarla, con le esperienze fuori dal corpo mi resi conto che c’era molto di più oltre a quello che crediamo di essere.
Viaggiando, senza nulla se non l’Universo, le cose iniziarono a chiarirsi sempre di più.
Il numero di vite infinite (cioè tutte le percezioni possibili da ogni singolo punto di vista, cioè le persone), nel passato, nel presente e nel futuro, era infinito.
Ma quando parlavo con una coppia, con un ragazzo, una donna o un bambino, poi li ritrovavo in un altro paese. Diversi, nell’apparenza, ma uguali nella sostanza.
E tutte le singole situazioni, tutte differenti tra di loro, erano sempre riconducibili ad una stessa essenza. Guardando negli occhi di chi mi stava in fronte, rivedevo me. E spesso mi chiedevo: “l’ha scoperto anche lui?”. E continuava il gioco.
I ricordi del passato, non erano tanto diversi dal presente, e il futuro non era poi così lontano.
L’Eterna Presenza
Quando tornavo sola nella foresta, scalza accanto al fiume che scorreva, vi era sempre in fondo un senso di pace, di presenza, di coscienza e di infinito. Di piccolezza del sé, e di infinitezza del Sé.
Questo senso profondo dentro di noi, che ci fa sentire sempre a casa, è sempre lo stesso, e non lo si può spiegare né definire.
Però, visto che in realtà nulla si potrebbe spiegare né definire, ma continuiamo ugualmente a parlare in questo gioco eterno della creazione che evolve... ve ne parlo un po’.
Quando ti trovi nel mezzo del ciclone, in una situazione che razionalmente definiresti terribile secondo i canoni della mente, può capitare di sentirti in perfetta armonia. Se saluti i tuoi amici, e non sai se e quando li rivedrai.
Quando ti osservi mentre discuti con qualcuno, e non sai chi è quel personaggio che si anima. Nel momento in cui muore una persona cara, ma ti senti in pace. Quando senti l’infinito in te, ma riesci soltanto a sfiorarlo perché sarebbe troppo per il sistema nervoso umano. Mentre ti rendi conto che nell’universo tutto è in continuo fluire, ma in fondo c’è sempre una sostanza immutabile che rende questo possibile. Se percepisci un principio di potenzialità senza fine, che dà origine a quello che è concreto e si può vedere e toccare.
Quando le prime foglie cominciano a cadere dagli alberi, ed un’altra estate è finita… la vita continua.
E lo farà sempre! Che cos’è questa presenza costante che rimane, e non ci abbandona mai?
Chi Siamo?
In verità, è soltanto un cambio di prospettiva, una visione più approfondita della Realtà.
In realtà, non c’è proprio nessuno da abbandonare.
Chi sei tu veramente? Te lo sei mai chiesto fino in fondo?
Se vai a scavare dentro di te, con onestà, troverai.. un Vuoto. Ma un vuoto pieno di tutto, che di vuoto ha solo il fatto di non potersi definire né di avere una forma fisica riconoscibile.
Questa cosa che ci caratterizza è la Coscienza, una Coscienza infinita, eterna, e al contempo, in questo mondo manifesto, segmentata in tante piccole parti. È il Sé superiore che si identifica nel sé individuale, l’Osservatore che si identifica in ciò che viene osservato.
Questa Coscienza è parte del mondo Manifesto, ma è sorretta dal Non Manifesto, ciò che permette alla potenza di farsi atto.
Immanente e Trascendente sono soltanto due lati della stessa medaglia, dello stesso Tutto. Siamo l’Oceano nella goccia.
In fondo, tutto è così lampante che quasi non lo si coglie. Basterebbe solo capire (ma non con la mente) che siamo davvero un tutt’Uno, eterno, e siamo i personaggi attivi e dinamici del quadro infinito della Creazione.
Se vuoi sentirti sempre più a casa in ogni circostanza, vuoi riconoscere la tua vera Natura e ritrovare quel punto fermo di pace e amore nel divenire…
Siediti, e guarda dentro di te. Medita. Contempla, senza osservare. Ama, senza pensare. Agisci, senza aspettarne i frutti (come insegna la Bhagavad Gita).
Tutto ciò che ti fa battere il cuore, che fa germogliare i semi e sorgere il sole ogni mattina… è Ciò dove ovunuque sei a casa, sempre e per sempre.
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