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Amore, che cos’è?

Avete presente quel senso di irrequietezza, quel languore, le farfalle nello stomaco, il non dormire e non mangiare (o mangiare troppo).

O tutte quelle canzoni romantiche, dove si rassicura che “voglio solo te”, “sei solo mia”, “sei l’unico al mondo” e così via?

O ancora le passioni, la gelosia, e perché no, la vendetta?

O forse la sperimentazione, la coppia aperta, i poliamori, il tantra new age???

Beh, non è di questo che vorrei parlarvi.

Normalmente nella società, ciò che si percepisce come amore è condizionale, meritocratico, e si identifica con possessività e desiderio, proiettati su persone o oggetti per conferirgli una eccitante unicità, un fascino che rapidamente tende a svanire una volta che l’oggetto a cui si ambiva è stato ottenuto.
Si diventa competitivi, e ci si vuole sentire migliori degli altri, perché sennò, chi ci accetterebbe?
L’infatuazione è frenetica, e la paura della perdita è sempre presente, il che porta alla disperazione. Si tende ad esagerare e a perdere la ragione (“innamorato pazzo”).
Questa emozione, le cui origini si trovano nell’istinto animale, rilascia adrenalina e ormoni sessuali.

L’Amore, è così celebrato… ma sarà tutto qui?

 

 E dunque, ti chiederai, non dovrei più innamorarmi, o avere relazioni col mondo?
Ma certo che puoi, ogni gesto d’amore è lecito e nobile, purché sia, appunto, Amore.

Ciò a cui mi voglio riferire oggi è l’Amore vero, quello che, nel verso finale della Divina Commedia, “muove il Sole e l’altre stelle”.

Se tutti, in un modo o nell’altro, lo cercano, è perché fa parte della nostra vera Natura.
Il vero amore, meglio se incondizionato, è ciò a cui ambiscono molte religioni, tra cui il cristianesimo. Tutti coloro che sono stati in grado di esperirlo, lo hanno condiviso con il mondo, forse attraverso le parole, sicuramente nella presenza.

L’Amore rilascia endorfine e un senso di pace; la sua fonte non risiede in fattori esterni, ma è tutto ciò che è. La sua presenza si percepisce come pace, immobilità e bellezza. Esso supporta la Vita, dissolve la negatività ricontestualizzandola invece che attaccandola, ed è il livello della vera felicità.

Più si avvicina all’incondizionale, più lo si esperisce come gioia interiore che sorge in ogni momento dell’esistenza.
Quando l’Amore incondizionato è presente, si può canalizzare un processo di guarigione, che non è mai un atto personale, ma un semplice affidarsi a una volontà più grande e perfetta.

Le caratteristiche principali di chi ama incondizionatamente sono positività in ogni situazione, calma e, soprattutto, compassione (speranza che le sofferenze altrui svaniscano, ma senza aspettative, con fede).
Per la persona che raggiunge l’Amore incondizionato, il mondo che vede è illuminato dalla squisita bellezza e perfezione della creazione; l’esistenza è espressione divina di Amore.
Ciò che l’osservatore ordinario chiamerebbe miracolo, viene notato e vissuto quotidianamente come ordinario. Questo fenomeno rappresenta il potere del campo energetico, e mai dell’individuo.

Questo stato di beatitudine porta al desiderio di offrire la propria esistenza per il beneficio della vita stessa, e non di particolari individui.

L’Amore Incondizionale è solo l’inizio di una serie di stati di ancora maggiore pace e beatitudine, il cui raggiungimento richiede però un impegno più profondo.
L’Amore, invece, è alla portata di tutti, basta volerlo veramente. Si dice infatti che portare l’umanità al livello della”salvezza” fosse proprio l’obiettivo di Gesù, mentre ad esempio Gautama il Buddha portava gli insegnamenti più ambiziosi che portavano all’illuminazione.

Ma come si fa?
E cosa significa volerlo veramente?

 

Beh, un primo passo molto importante è la RINUNCIA ai narcisistici ed egoistici INTERESSI PERSONALI.
Può aiutare dedicarsi con umiltà, misericordia e impegno ad alleggerire le sofferenze altrui con gentilezza e benevolenza.
Inoltre, più si dà, più si riceve.

La fonte della gioia deriva dall’esperienza soggettiva e interiore della fonte innata dell’esistenza stessa, quando svanisce la presunzione che il sé personale sia un agente primario.
Con umiltà e resa, si rinuncia al controllo immaginario e si inizia ad agire senza attaccamento ai frutti delle proprie azioni, proprio come già si suggeriva nella Bhagavad Gita.

Questo può portare ad ulteriori avanzamenti, per cui la perfezione innata e l’incredibile bellezza di tutto ciò che esiste risplende con luminoso splendore.
L’esperienza soggettiva del flusso dell’energia spirituale è di squisita dolcezza.

Questa energia, che si sente nella zona del cuore, può anche influenzare lo stato di chi si trova accanto, il che ha un effetto edificante (tradizionalmente, “la grazia del maestro”).

L’energia spirituale potenzia il passaggio da un mondo limitato e lineare alla non limitata e non lineare natura dell’esistenza. Tutto nasce in virtù della potenza che diviene atto quando le condizioni (tra cui il karma) sono favorevoli.
Non è la persona a eseguire i miracoli; questi sono conseguenza impersonale del campo energetico spirituale che agisce come catalizzatore (è questo anche il caso delle Siddhi).

Posso solo consigliare di non cercare l’Amore, ma di incarnarlo.
Ogni qualvolta si sentiranno emozioni dense e “negative” (che si oppongono alla vita, la negano), basterà lasciar cadere l’identificazione con il proprio personaggio e le proprie posizioni, per ri-cordare (riportare al cuore) di essere lo schermo e non ciò che viene proiettato, contesto e non mero contenuto. Ciò che è, il Vero, il non manifesto, si manifesta attraverso questa qualità, l’Amore.

Guardandosi dentro veramente, si capirà di essere creazione in movimento, evoluzione creativa, forza propulsiva di Amore.

 

Che possano tutti gli esseri, in tutti i mondi, essere felici.

 

 

 

 

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